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La nostra storia

Sara Turetta (già impegnata come volontaria a sostenere alcuni rifugi a Bucarest) riceve l’appello disperato di una famiglia italiana residente a Cernavoda. Le strade della cittadina erano piene di cadaveri dei randagi avvelenati dagli operatori del Comune, cosa che stava avvenendo con modalità simili in tutto il paese. Resasi conto che si poteva instaurare un dialogo costruttivo con l’Amministrazione Comunale, Sara si fece promotrice di un accordo (maggio 2002): a fronte di una intensa attività di sterilizzazione finanziata con fondi stranieri, i circa 2.000 randagi presenti sulle strade non sarebbero più stati uccisi.
Il progetto doveva essere portato avanti da una piccola associazione locale (Spike), che avrebbe dovuto gestire la clinica e il rifugio già parzialmente costruiti grazie alle donazioni raccolte in Italia. Di fronte al rifiuto da parte di Spike di accettare regole ben precise, sia di tipo igienico sanitario che amministrativo, e con la minaccia da parte del Comune di riprendere le uccisioni, nell’ottobre del 2002 Sara Turetta decide di lasciare il suo lavoro a Milano e si trasferisce a Cernavoda, ripartendo da zero con un nuovo edificio da ristrutturare messo a disposizione dal Comune e rimanendo a vivere nella cittadina per oltre 3 anni.
La struttura originale gestita da Sara comprendeva una piccola clinica veterinaria di 160 mq con annesso un piccolo canile.

In questi anni mancano medici e ci si affida perlopiù a veterinari volontari. Le sterilizzazioni però proseguono a ritmo sostenuto.

Sara riprende il controllo della raccolta fondi in Italia (all’epoca delegata ad un’altra associazione) e fonda Save the Dogs and other Animals.

L’anno successivo viene aperto l’ufficio di Milano e Sara assume la prima collaboratrice. Da quel momento la crescita del team italiano sarà graduale ma costante.

Grazie al buon andamento della raccolta fondi viene avviato il progetto di sterilizzazione dei cani randagi di Medgidia, dove Save the Dogs aveva ottenuto una moratoria sulle uccisioni da parte dell’amministrazione comunale.
Parte il progetto clinica mobile, con l’intento di raggiungere le aree rurali intorno a Cernavoda e Medgidia e di arginare il fenomeno drammatico dell’abbandono delle cucciolate provenienti dai villaggi limitrofi. Nelle campagne della Romania mancano, infatti, i più elementari servizi sanitari e il bisogno di intervenire sui cani di proprietà (tutti tenuti a catena) è ancora più evidente.
Viene acquistata una proprietà sulle colline intorno a Cernavoda.

Grazie alla partnership con la britannica Donkey Sanctuary viene aperto il primo rifugio della Romania e di tutto l’est Europa per asini abbandonati e maltrattati, con una capienza massima di 65 animali. Negli anni successivi alle stalle per gli asini si aggiungeranno quelle per i cavalli realizzate dall’associazione con fondi propri.

Viene inaugurato il canile modello Footprints of Joy alla presenza degli ambasciatori d’Italia e del Regno Unito. Tutte le TV nazionali romene trasmettono l’evento.

Inizia l’attività domiciliare gratuita a favore di cavalli e asini.

Prende il via il progetto “porta a porta” di microchippatura dei cani di proprietà, prima utilizzando un database creato dall’associazione e poi (dal 2014, con l’approvazione della nuova legge sul randagismo) registrando i cani direttamente nell’anagrafe canina nazionale.
Il 27 ottobre viene inaugurata la nuova clinica veterinaria di Cernavoda, proprio accanto al rifugio per cani e al santuario degli equini, all’interno della proprietà dell’associazione.
Alla cerimonia partecipano l’Ambasciatore italiano Marco Giungi e vari rappresentanti delle ambasciate dei principali paesi finanziatori.
Nella primavera del 2019 Save the Dogs lancia il programma Non Uno di Troppo per la prevenzione e il contrasto al randagismo in Sud Italia.
Il primo progetto finanziato si svolge nella periferia occidentale di Napoli, in collaborazione con l’Associazione Animalista Oreste Zevola.

2011

Sara Turetta (già impegnata come volontaria a sostenere alcuni rifugi a Bucarest) riceve l’appello disperato di una famiglia italiana residente a Cernavoda. Le strade della cittadina erano piene di cadaveri dei randagi avvelenati dagli operatori del Comune, cosa che stava avvenendo con modalità simili in tutto il paese. Resasi conto che si poteva instaurare un dialogo costruttivo con l’Amministrazione Comunale, Sara si fece promotrice di un accordo (maggio 2002): a fronte di una intensa attività di sterilizzazione finanziata con fondi stranieri, i circa 2.000 randagi presenti sulle strade non sarebbero più stati uccisi.

2002

Il progetto doveva essere portato avanti da una piccola associazione locale (Spike), che avrebbe dovuto gestire la clinica e il rifugio già parzialmente costruiti grazie alle donazioni raccolte in Italia. Di fronte al rifiuto da parte di Spike di accettare regole ben precise, sia di tipo igienico sanitario che amministrativo, e con la minaccia da parte del Comune di riprendere le uccisioni, nell’ottobre del 2002 Sara Turetta decide di lasciare il suo lavoro a Milano e si trasferisce a Cernavoda, ripartendo da zero con un nuovo edificio da ristrutturare messo a disposizione dal Comune e rimanendo a vivere nella cittadina per oltre 3 anni.

2003-2004

La struttura originale gestita da Sara comprendeva una piccola clinica veterinaria di 160 mq con annesso un piccolo canile.

In questi anni mancano medici e ci si affida perlopiù a veterinari volontari. Le sterilizzazioni però proseguono a ritmo sostenuto.

2005

Sara riprende il controllo della raccolta fondi in Italia (all’epoca delegata ad un’altra associazione) e fonda Save the Dogs and other Animals.

L’anno successivo viene aperto l’ufficio di Milano e Sara assume la prima collaboratrice. Da quel momento la crescita del team italiano sarà graduale ma costante.

2006

Grazie al buon andamento della raccolta fondi viene avviato il progetto di sterilizzazione dei cani randagi di Medgidia, dove Save the Dogs aveva ottenuto una moratoria sulle uccisioni da parte dell’amministrazione comunale.

2007

Parte il progetto clinica mobile, con l’intento di raggiungere le aree rurali intorno a Cernavoda e Medgidia e di arginare il fenomeno drammatico dell’abbandono delle cucciolate provenienti dai villaggi limitrofi. Nelle campagne della Romania mancano, infatti, i più elementari servizi sanitari e il bisogno di intervenire sui cani di proprietà (tutti tenuti a catena) è ancora più evidente.

2008

Viene acquistata una proprietà sulle colline intorno a Cernavoda.

Grazie alla partnership con la britannica Donkey Sanctuary viene aperto il primo rifugio della Romania e di tutto l’est Europa per asini abbandonati e maltrattati, con una capienza massima di 65 animali. Negli anni successivi alle stalle per gli asini si aggiungeranno quelle per i cavalli realizzate dall’associazione con fondi propri.

2012

Viene inaugurato il canile modello Footprints of Joy alla presenza degli ambasciatori d’Italia e del Regno Unito. Tutte le TV nazionali romene trasmettono l’evento.

Inizia l’attività domiciliare gratuita a favore di cavalli e asini.

2013

Prende il via il progetto “porta a porta” di microchippatura dei cani di proprietà, prima utilizzando un database creato dall’associazione e poi (dal 2014, con l’approvazione della nuova legge sul randagismo) registrando i cani direttamente nell’anagrafe canina nazionale.

2017

Il 27 ottobre viene inaugurata la nuova clinica veterinaria di Cernavoda, proprio accanto al rifugio per cani e al santuario degli equini, all’interno della proprietà dell’associazione.
Alla cerimonia partecipano l’Ambasciatore italiano Marco Giungi e vari rappresentanti delle ambasciate dei principali paesi finanziatori.

2019

Nella primavera del 2019 Save the Dogs lancia il programma Non Uno di Troppo per la prevenzione e il contrasto al randagismo in Sud Italia.
Il primo progetto finanziato si svolge nella periferia occidentale di Napoli, in collaborazione con l’Associazione Animalista Oreste Zevola.