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Lobby in Europa

 

Save the Dogs non dispone delle risorse per assumere un lobbista a tempo pieno che lavori tra Bruxelles e Strasburgo, ma con attività dirette della propria presidente e partecipando ad un network europeo lanciato nel 2014 da Dogs Trust (la EU Dog & Cat Alliance), si è sempre impegnata negli ultimi anni per fare pressione e per influenzare i “decision makers” nelle sedi europee.

L’uccisione di migliaia di cani abbandonati in Romania avviene dal 2001 in base ad una legge nazionale, regolarmente approvata dal Parlamento romeno.

L’esistenza di questa legge è possibile perché non è mai stata approvata a livello europeo una Direttiva che impedisca agli stati membri della UE di gestire con queste modalità gli animali da compagnia “in eccesso”. Di fatto, non esiste in Europa nessuna legislazione che riguardi gli animali domestici. Quest’ultima stenta ad arrivare perché gli animali da compagnia sono stati sempre considerati un argomento attinente alla cultura e alle tradizioni di ciascun popolo, e non un tema di rilevanza economica e sanitaria. Per questo la risposta di Bruxelles alle milioni di firme e lettere inviate in questi anni con cui si chiedeva di fermare massacri come quello romeno è sempre stata:”Non si tratta di una questione di nostra competenza”.

L’utilizzo dell’eutanasia (anche se in Romania si parla di vera e propria “uccisione”) come strumento per contenere la popolazione canina e felina è purtroppo diffuso anche tra altri paesi europei, nonostante il fenomeno del randagismo sia estremamente diverso alle varie latitudini del continente e in alcuni casi non esista affatto. Tra gli altri, è ancora legale nel Regno Unito, in Francia, in buona parte della Spagna, in Estonia e in Belgio.

Non abbiamo timore a dire che c’è stato un errore di valutazione enorme da parte dei tecnici di Bruxelles, vista l’esplosione del fenomeno del commercio di cuccioli di razza (da Est a Ovest), che ha conseguenze enormi tanto di tipo economico che di tipo sanitario. Non solo: il randagismo stesso (là dove è endemico, come in Romania) porta con sé rischi per la salute pubblica che non possono essere ignorati dalle istituzioni, con costi sociali e sanitari rilevanti.

Da tempo, dunque, è iniziato un paziente lavoro di lobby di tante associazioni affinché il Parlamento e la Commissione Europea sviluppino un quadro giuridico con delle linee guide per i paesi membri che garantiscano maggiori tutele per cani e gatti della UE.

Il 16 dicembre 2019 il Consiglio d’Europa ha pubblicato le conclusioni di un’indagine durata anni e ha chiesto alla Commissione di lavorare ad una legislazione che tuteli quegli animali esclusi finora da tutte le Direttive. Tra questi ci sono proprio cani e gatti.  Si tratta di un passaggio importantissimo, che costringerà la Commissione a fare ciò che da anni i cittadini e le associazioni chiedono a gran voce.

“La vita di un cane – I randagi della Romania”. Evento al parlamento Europeo

Lo scorso 20 Novembre 2018 è stato proiettato in anteprima il documentario inglese “La vita di un cane – I randagi della Romania”, nel corso di un evento organizzato dall’europarlamentare tedesco Stephan Eck insieme allo Eurogroup for Animal Welfare.

All’iniziativa hanno partecipato alcune delle associazioni animaliste maggiormente attive in Romania e il noto attore britannico Peter Egan.

Scarsa invece la presenza di europarlamentari, pochi e perlopiù olandesi ed inglesi, mentre nessun MEP romeno ha accolto l’invito a partecipare.

 

Al termine della proiezione si è svolto un dibattito al quale è intervenuta anche la presidente di Save the Dogs. Ecco le sue parole, estremamente critiche nei confronti del Governo rumeno e dell’autorità veterinaria (in inglese):

Da segnalare l’intervento (assai contestato dai presenti) di due funzionarie dell’Alta Rappresentanza del Governo rumeno al Parlamento Europeo, che sicuramente hanno riferito dei contenuti dell’iniziativa ai Ministeri competenti.

Hanno parlato genericamente di “interesse e disponibilità verso le ONG del Governo romeno”, un’affermazione che non trova alcuna conferma nei fatti, visto che il tavolo di lavoro è chiuso da oltre due anni.

Il grido di migliaia di cittadini romeni ed europei che da tempo si solleva contro i canili pubblici resta inascoltato e nessuna petizione o iniziativa pubblica sembra scalfire i governanti della Romania, sordi a tutte le richieste delle associazioni e della società civile.
La mattanza di cani abbandonati continua.