fbpx

Ucraina, il nostro impegno continua

“Abbiamo trovato Sheva a Shevchenkov, un villaggio che è costantemente sotto attacco. L’abbiamo portato via, l’abbiamo curato e gli abbiamo trovato una famiglia”. Questo messaggio ci è stato inviato da Tatiana, una delle centinaia di volontari in Ucraina che, durante questi ultimi mesi, hanno portato cibo e aiuti a persone e animali rimasti indietro durante il conflitto.

Sheva ha un paio di mesi. È un gatto che si è ritrovato a sopravvivere da solo sulla strada. Il suo sguardo, incerto se fidarsi o meno, è diventato per noi il simbolo di tutti gli animali che durante la guerra sono rimasti soli e che stiamo aiutando da mesi con una lunga serie di operazioni.

L’ultima è stata condotta da Adriana Susmă, direttrice generale del nostro centro Footprints of Joy, che a fine giugno è riuscita a entrare in Ucraina. “È stata una trasferta improvvisata per portare del cibo. Non riuscivamo a trovare un trasportatore quindi mi son detta “ok lo faccio io’”, ricorda mentre ci racconta le giornate che hanno preceduto il suo viaggio. Adriana, insieme a due volontarie, si è recata a Izmail – a sud del paese, vicino al confine con la Romania – ed è riuscita a consegnare 48 sacchi di cibo per gatti e 20 sacchi per cani, per un totale di 1.040 chili di cibo. Provviste fondamentali per l’associazione Mika, attiva nella zona.

“Abbiamo lavorato 17 ore senza mai fermarci”, ci scrive. “È stato molto intenso psicologicamente”. Il suo racconto è un susseguirsi di immagini che ancora oggi rimangono vivide nella sua memoria: “Ora capisco perché la bandiera ucraina è fatta così”, prosegue. “Mentre viaggiavamo in autostrada abbiamo passato una distesa incontaminata di girasoli, i più gialli che abbia mai visto. E sopra di loro c’era questo immenso cielo blu, calmo e nitido”.  

Chilometro dopo chilometro, questo spettacolo naturale ha però lasciato il posto alla realtà: la coda interminabile di macchine per entrare e uscire dal paese; le sirene che iniziano a suonare all’improvviso; la presenza dei militari, silenziosa ma costante.

E i cuccioli. “Stavamo per lasciare Izmail, quando li abbiamo visti. Ci siamo immediatamente fermati per aiutarli e dare loro da mangiare, dato che ci avanzava ancora un sacco di cibo. È stato impressionante: c’erano moltissime femmine con dei cuccioli più o meno della stessa età”, ci spiega mentre si concede qualche minuto per riflette sulla scena a cui ha assistito.

Gli occhi di quei cuccioli ci ricordano inevitabilmente quelli di Sheva e ci ritroviamo a pensare e a parlare di quanto sarebbe necessario avviare un programma di sterilizzazioni e controllo delle nascite, a Izmail e in tutta la regione. Un giorno, quando la situazione ce lo permetterà, vogliamo farlo.

Per il momento continuiamo a inviare aiuti a tutti i rifugi del sud che ci chiedono aiuto (sono 11) e insieme ad Adriana pianifichiamo un’altra consegna diretta in Ucraina. “Non so cosa ci riservi il futuro – conclude –. Ma so per certo che presto partiranno altre 20 tonnellate di cibo. E se dovesse essere necessario, tornerò di persona”.

GUARDA TUTTI I NUMERI DEL NOSTRO INTERVENTO