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Rischio incendi – L’appello a Sardegna, Basilicata, Sicilia e Calabria

Il crepitio delle fiamme che si avvicinano. Il calore che scalda il terreno. L’aria che diventa irrespirabile. E una catena che impedisce di scappare. È quanto hanno vissuto decine di cani legati a catena lo scorso anno, quando, proprio in questo periodo, l’Italia è stata stretta nella morsa degli incendi.

Detenere i cani a catena è ancora legale in gran parte delle regioni. È una pratica che viola ogni loro diritto e che in questo periodo, quando il rischio incendi si fa sempre più concreto, diventa ancora più crudele: essendo legati all’esterno delle abitazioni, non hanno nessun modo di fuggire o di mettersi in salvo. Per loro non c’è speranza di salvarsi.

Per questo, memori della strage dello scorso anno, insieme a Fondazione Cave Canem, Green Impact e Animal Law Italia, abbiamo chiesto a Sardegna, Basilicata, Sicilia e Calabria di adottare urgentemente un’Ordinanza Regionale Straordinaria che introduca un chiaro divieto di detenzione alla catena su tutto il loro territorio.

Ad oggi, la situazione italiana rimane piuttosto frammentata. In un solo anno, anche grazie al nostro lavoro, Campania e Lazio hanno fatto dei passi da gigante. La Campania ha integrato la sanzione mancante nella sua normativa regionale. Il Lazio, invece, ha modificato radicalmente la sua legge introducendo un chiaro divieto di detenzione dei cani a catena.

C’è ancora molto lavoro da fare però. Sardegna, Val d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Calabria, la Provincia Autonoma di Bolzano e Toscana hanno delle leggi inefficaci o incomplete. La provincia di Trento sta adottando una legge e il Piemonte ne sta discutendo una. Liguria, Sicilia e Basilicata si contendono l’ultimo posto in classifica, dato che non hanno proprio normative a riguardo.